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      Uno fu dato dal capitano Baker, fratello del capo de' congiurati, a Luigia Sanfelice, della quale era preso di amore; e fidandole il foglio con dirne l'uso, accennò il pericolo. Ammirabile carità per donna amata e a lui crudele; la quale, rendendo grazie, prese il cartello ma non per sé, per darlo al giovine del suo cuore, che, uffiziale nelle milizie civili e caldo partigiano di repubblica, era certamente vittima disegnata della congiura. Fin qui amore guidò le azioni, ma indi appresso ira e ragion di Stato; avvegnaché il giovine, Ferri, svelò al Governo quanto ei sapeva della trama, presentò il cartello, disse i nomi, superbo per sé e per la sua donna di salvare la patria. La Sanfelice, chiamata in giudizio e interrogata di que' fatti, vergognosa de' palesati amori, della denunzia, dei castighi che soprastavano, sperando alcuna scusa della pietà dei giudici per la ingenuità dei racconti, rivelò quanto aveva in cuore, solo nascondendo il nome di lui che le diede il cartello, e protestando con virile proprosito morir prima che offendere ingratamente l'amico pietoso che voleva salvarla. Ma bastarono le udite cose, e soprattutto la scrittura e i segni del cartello, a scoprire i primi della congiura, chiuderli nel carcere, sorprender armi, altri fogli, conoscer le fila della trama e annientarla. Stava la Sanfelice timorosa di pubblica vituperio, quando si udì chiamata salvatrice della repubblica, madre della patria.
      Al manifestare di que' pericoli fu grande il terrore, scuoprendo nelle porte delle case e ne' muri note o segni, che, veri o accidentali, erano creduti di esterminio; se ne vedevano negli edifizi pubblici, nei banchi dello Stato, e nel palazzo vescovile con abbondanza.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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