E quando lord Nelson si mostrò di lei pazzamente preso, la scòrta regina di Napoli (che sino a quel punto avea conversato con milady da superba, come regina con donna di ventura) de-chinata l'alterigia, provvida del futuro, l'avvinse a sé coi nodi tenacissimi della vanità: nella reggia, nei teatri, al pubblico passegio Emma sedeva al fianco della regina; e spesso, ne' penetrali della casa, la mensa, il bagno, il letto si godevan comuni. Emma era bellezza per tutte le lascivie. Al fuggire da Napoli de' Borboni, ella, imbarcata su lo stesso vascello, prese cura sollecita dell'infermo principe Alberto, e il tenne in braccio sino all'ultimo spiro; sicché la fuga, le sventure, il medesimo asilo in Sicilia doppiarono gli affetti delle due donne.
Ed allorché la regina Carolina lesse in Palermo le capitolazioni de' castelli, e vidde svanire le sue vendette, pregò Emma, non da regina, da amica, di raggiungere l'ammiraglio, che navigava inverso Napoli, portargli lettere sue e del re, persuaderlo a rivocare l'infame trattato, che svergognava tutti i principi della terra, facendoli da meno de' sudditi ribelli. E poi che l'ebbe infiammata de' suoi desidèri, le disse: - A voi milady, noi dovremo la dignità della corona; andate sollecita; vi secondino i venti e la fortuna. - Quindi con abbracciamenti l'accomiatò. Ella, partita sopra legno corridore, giunse a Nelson quando entrava nel golfo di Napoli. Erano le regie lettere preghevoli e ragionatrici dell'offeso decoro dei troni, e della ventura che le sorti della sovranità stessero nelle mani dell'ammiraglio; la regina soggiungeva: - Manca il tempo a più scrivere; milady, oratrice ed amica, vi esporrà le preghiere, e le quante grazie vi rende la vostra Carolina - In seno al foglio del re stava decreto che diceva: - Non essere sua intenzione capitolare co' sudditi ribelli; perciò le capitolazioni de' castelli rivocarsi.
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