Terza legge rimetteva la colpa de' làzzari nel sacco dato alla reggia, e soggiungeva che vorrebbero i sudditi, a quello esempio, rimettere la colpa e la memoria dei danni sofferti nello spoglio della città. Altra legge scioglieva sette conventi ricchissimi degli Ordini di san Benedetto e della Certosa, incamerando i beni a pro del fisco. Que' frati, che non avevano colpa ne' fatti della rivoluzione, caddero per troppa ricchezza, e per avidità regia, smisurata ne' desidèri e nelle azioni.
Quinta legge ed ultima di quel giorno prescrisse lo annullamento de' Sedili e de' loro antichi diritti o privilegi; per lo che, a far conoscere la gravità di quelle perdite, io rammenterò per cenni rapidissimi l'origine e l'ingrandimento di quelle congreghe. Napoli, quando città greca, aveva i portici, dove per allegro vivere si adunavano gli uomini sciolti di cure, i ricchi, i nobili, gli addetti alla milizia: portici, che in appresso chiamati anche "seggi", "sedili" o "piazze", erano luoghi aperti, e nessuna ordinanza impediva lo andarvi; ma i riservati costumi di queltempo, differenti dagli arditi di oggidì, e la mancanza del Terzo stato, lasciando immenso spazio tra 'l primo e l'infimo, nessun popolano aspirava al conversar di quei seggi. Furono quattro, quanti erano i quartieri e poscia sei; allargata la città, altri seggi minori, dipendenti dai primi, sorgevano, sì che giunsero a' ventinove; ma quindi aggregati e stretti a cinque, li chiamavano da' nomi de' luoghi, Capuano, Montagna, Nido, Porto e Portanova. Le altre città del regno, già greche, pure avevano portici o seggi; ma quando a' soli di Napoli si diedero facoltà di Stato e privilegi, quelli rimasero a documento di nobiltà e di onore.
| |
Ordini Benedetto Certosa Sedili Capuano Montagna Nido Porto Portanova Napoli Stato Napoli
|