Pagina (380/963)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Perciocché il primo Carlo di Angiò concesse a' cinque Seggi di rappresentar la capitale ed il regno, scegliere tra loro i ministri del municipio napoletano, amministrare le entrate della città, concedere cittadinanza agli stranieri che la meritassero, giudicare in alcune cause. In tal modo quelle brigate, piacevoli ed oziose, mutandosi in corpi dello Stato, si congregavano in luoghi chiusi, e magnifici quanto volevano ricchezze e nobiltà delle famiglie. Le Case di fresco nobili, o le altre di antica ma scordata grandezza, dimandavano l'ammissione in qualcuno de' cinque Seggi, però che solo in essi stava il registro e 'l documento della signoria. I popolani, sospettosi della soverchia potenza dei nobili, chiesero ed ottennero un seggio, detto del Popolo, uguale ne' privilegi, fuorché di nobiltà, agli altri cinque. Ed allora un sindaco e sei Eletti, uno per seggio, componevano la municipalità di Napoli; con un consiglio di ventinove, scelti nelle congreghe medesime, rammentando col numero i primi ventinove Seggi della città.
      Perciò Ferdinando IV, scordando i giuramenti de' re che lo avevano preceduto al trono, e del padre, e suoi, annientò per la citata legge del 1799 il Corpo municipale della città, la rappresentanza del regno, la nobiltà e signoria delle famiglie: dovendo, d'allora innanzi, essere una l'autorità nello Stato, quella che viene dal trono; una la condizione de' soggetti, la servitù; semplici le regole di governo, la tirannide. Pretesto a quegli eccessi fu il diritto di conquista; il re dicendo il regno riconquistato. Ma poiché da quel suo diritto discendeva la legittimità della conquista francese, ed uguale diritto nel conquistatore di ordinare a repubblica lo Stato, e 'l debito, e la innocenza dei vinti all'obbedienza, e la ingiustizia e illegalità di castigare popolo innocente; il re medesimo, nel preambolo della legge di maestà, dichiarava non aver mai perduto il suo reame; essere stato, benché in Sicilia, come sul trono di Napoli; dover quindi riguardare ogni atto de' sudditi, se contrario a' doveri antichi, tradimento, e se offensivo della regale autorità, ribellione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





Carlo Angiò Seggi Stato Case Seggi Popolo Eletti Napoli Seggi Ferdinando IV Corpo Stato Stato Sicilia Napoli