Perciò a' tribunali di Stato furono date due liste di nomi: de' condannabili a morte, e di quelli tra loro per i quali non sarebbe eseguita la sentenza prima del regio beneplacito; questi erano i capitolati. Ma per due soli, prevalendo l'odio alle prudenze dell'avvenire, la eccezione fu trasandata, e si viddero pendere dalle forche il generale Massa, autore delle capitolazioni, ed Eleonora Pimentel, donna egregia, poetessa tra i più belli ingegni d'Italia, libera di genio, autrice del Monitore napoletano, ed oratrice facondissima nelle tribune de' club e del popolo.
Avvisate le Giunte de' voleri della regina e del re, cominciarono l'iniquo uffizio; prima e sollecita quella detta di Stato, la quale congregavasi nel monistero di Monte Oliveto; e, sia per mostra d'infaticabile zelo, sia per più grande orrore o spavento, l'infame concilio giudicava nella notte. Stabilirono, per tener viva la tirannide, scrivere in ogni giovedì le sentenze, pubblicarle al dì appresso, eseguirle nel sabato; a' soli delle capitola-
zioni condannati mutava il re la pena di morte in ergastolo perpetuo dentro la fossa di Santa Caterina, nell'isola della Favignana. Questa isola dei mari di Sicilia, AEgusa de' Latini, e fin di allora prigione infame per i decreti dei tiranni di Roma, s'erge dal mare per grande altezza in forma di cono, del quale in cima sta fabbricato un castello. E dal castello, per iscala tagliata nel sasso, lunga nello scendere quanto è alto il monte, si giunge ad una grotta, da scarpello incavata, che per giusto nome chiamano Fossa. Ivi la luce è smorta, raggio di sole non vi arriva; è grave il freddo, l'umidità densa; vi albergano animali nocevoli; l'uomo, comunque sano e giovine, presto vi muore.
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