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      E qual fede? la mancata nelle capitolazioni dei castelli! Vergognate di profanare i nomi sacri della civiltà al servizio più infame della tirannide. Dite che i principi voglion sangue, e che voi di sangue li saziate; non vi date il fastidio dei processi e delle condanne, ma leggete su le liste i nomi dei proscritti e uccideteli: vendetta più celere e più conforme alla dignità della tirannide. E infine, poiché amicizia mi protestate, io vi esorto ad abbandonare il presente uffizio di carnefice, non di giudice, ed a riflettere che se giustizia universale, che pure circola su la terra, non punirà in vita i delitti vostri, voi, nome abborrito, svergognerete i figli, e sarà per i secoli a venire la memoria vostra maledetta. - L'impeto del discorso conseguì che finisse; e finito, fu l'oratore dato ai birri, che stringendo spietatamente le funi e i ceppi, tante piaghe lasciarono sul corpo quanti erano i nodi; ed egli, tornato in carcere, narrando a noi que' fatti, soggiunse (misero e veritiero indovino) che ripeterebbe tra poco quei racconti a' compagni morti.
      Mario Pagano solamente disse ch'egli credeva inutile ogni difesa; che, per continua malvagità di uomini e tirannia di governo, gli era odiosa la vita; che sperava pace dopo la morte.
      Domenico Cirillo, domandato della età, rispose sessant'anni; della condizione, medico sotto il principato, rappresentante del popolo nella repubblica. Del qual vanto sdegnato il giudice Speciale, dileggiandolo disse: - E che sei in mia presenza? - In tua presenza, codardo, sono un eroe! - Fu condannato a morire. La sua fama, e l'aver tante volte medicato il re e i Reali, trattenevano l'iniquo adempimento della sentenza, nel qual tempo Hamilton e Nelson, facendogli dire nelle carceri che, se egli invocasse le grazie del re, le otterrebbe, quel magnanimo rispose aver perduto nello spoglio della casa tutti i lavori dell'ingegno, e nel ratto della sua nipote, donzella castissima, le dolcezze della famiglia e la durata del nome; che nessun bene lo invitava alla vita, e che, aspettando quiete dopo la morte, nulla farebbe per fuggirla.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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