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      Giuseppe Clary, romano, venuto partigiano al suo campo. Crescendo d'ora in ora i pericoli del presidio, esposto a doppia guerra, esterna e civile, il generale Garnier, ordinate nella notte del 10 di agosto le squadre assalitrici del campo borboniano e le guardie della città, uscì per due porte a' primi albòri; e con le arti di vecchia milizia e l'ardor francese, raddoppiando alle viste ed alle opere il numero de' combattenti, fugò i primi posti, fugò i secondi: accrebbero i fuggitivi lo spavento e 'l disordine, tutta l'oste cristiana, inabile all'aperto, confusamente si riparò nelle frontiere di Napoli; e Garnier, poste alcune guardie ad Albano e Frascati, tornò in Roma tra i plausi moribondi de' repubblicani.
      Imperciocché le squadre alemanne che avevan preso per capitolazione la piccola rocca di Civita Castellana, le squadre inglesi che stringevano di assedio Civita Vecchia, e milizie nuove ed ordinate che sotto il general Bourcard erano venute da Napoli, strinsero la città di Roma ed obbligarono Garnier a trattare la cessione d'essa e dei castelli che nello Stato Romano i Francesi guardavano. Fu segnato l'accordo il 27 di settembre, con patti dei quali credo memorabili i seguenti:
      Libero ai Francesi di tornare in patria, non prigioni di guerra; libero ai partigiani loro di seguirli, o restare in Roma sicuri delle persone e delle proprietà; i fatti di repubblica, rimessi e obliati; consegnata Roma alle schiere ordinate napoletane, Civita Vecchia alle inglesi; sgombre di Francesi le terre di Roma per il dì 4 di ottobre, quelle milizie ritirandosi con gli onori di guerra.
      Mantenuta d'ambe le parti la capitolazione, il generale Garnier con indirizzo ai Romani disse:
      La non mai ferma fortuna della guerra mi ha forzato agli accordi col nemico; voi troverete nel trattato nuovi documenti della lealtà repubblicana, e vedrete che ho avuto in cuore gli interessi di voi Romani quanto di noi Francesi: debitamente, perché abbiamo causa comune alle venture o alle disgrazie.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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