I fatti della Repubblica romana sono rimessi e obliati, le persone sicure, i benefizi certi; qualunque di voi vorrà seguire le insegne francesi avrà ciò che è debito alla ospitalità e all'infortunio; chi resta sulla fede de' trattati, starà sicuro. Voi rassegnatevi alle nuove sorti; obbedite alle autorità che imperano.
E Bourcard annunziava con editto che sarebbero mantenute le capitolazioni, obliati i fatti della Repubblica, punite solamente le nuove colpe ma con asprezza. Fossero le armi deposte e consegnate, sciolte le compagnie di guardia urbana, dissipati i segni della Repubblica.
XII. Ai 30 di settembre uscivano di Roma le milizie francesi, entravano le napoletane; dietro alle prime, molti Romani fuggitivi, e alle seconde, stuoli della Santa Fede. Frattanto nella notte furon abbattuti gli alberi della libertà, e si viddero nel giorno innumerevoli divise sacerdotali sino allora nascoste. Sopra il castello Sant'Angelo e su le case pubbliche fu innalzata la bandiera di Napoli, ed alle porte chiuse del Vaticano e del Quirinale apposti i sigilli regi: l'impero pontificale non aveva segno. Un solo albero di libertà stando ancora elevato nella piazza del Vaticano, volle il generale Bourcard atterrarlo con pubblica cerimonia; e atterrato, bruciarlo; e bruciato, dissiparne le ceneri. Ma la festa girò in tumulto, imperciocché a quegli atti di odio e di vendetta della suprema autorità, destati gli odi e le vendette dei popolani, trascinarono per la città il busto in marmo di Bruto, percossero molti partigiani di repubblica, spogliavano le case, rubavano per le strade; sino a che, sciogliendo la cerimonia dell'albero, le milizie schierate a mostra nel Vaticano non corsero a pattuglie la città e vi tornarono la quiete.
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