L'impero di Bourcard presto cadde nel generale Diego Naselli, principe di Aragona, venuto di Napoli nell'ottobre col carico e il nome di comandante generale militare e politico negli Stati di Roma, e udita in que' medesimi giorni la morte di Pio VI, e perciò vacante la sedia pontificale, si aspettavano le prime voci dell'autorità dell'Aragona, rimasta sola e suprema. Udironsi, e terribili; avvegnaché per editto del 9 di quel mese, manifestato il potere comunicatogli dal re di Napoli, conquistatore di Roma, si diceva mandato ad ordinare lo Stato ed a far disparire i segni e le memorie della infame Repubblica; e purgare quella parte d'Italia dalla peste desolatrice di democrazia. Traspariva fra le minacce il timore, amplificando le proprie forze, e le altre in cammino tedesche, russe, turche, inglesi, pronti ad opprimere i ribelli. Temeva perciò il reggitore; ma lui, timido e potente, più temevano i soggetti.
E in fatti per novelli editti scacciò di Roma precipitosamente i forestieri, minacciando di morte i contumaci o lenti, e quei Romani che li aiutassero alla disobbedienza; mandò in esilio senza esame o giudizio cinque notai che avevano rogato l'atto della deposizione di Pio VI dal trono temporale; e dipoi altri parecchi, sol perché impiegati o partigiani della Repubblica davano con la presenza scandalo e noia ai riguardanti; empié le carceri di onesti cittadini, tra' quali si citava per costumi purissimi ed alto merito il conte Torriglione di Fano. E imperversando, come avviene ai focosi, mandò per la città a dorso d'asino, accerchiati di sgherri e plebe scostumatissima, i nominati Zaccaleoni e de Matteis, uomini virtuosi, ultimi consoli della romana Republica, e dietro ad essi altri trentacinque, noti per buone opere nello Stato.
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