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      Eppure verità, ragione, esperienza, comando e naturale amore della prole, non bastano ancora (e sono corsi trenta anni) a vincere l'errore di molte madri e padri, schivi alla vaccina perché falsa religione la sussurra all'orecchio come peccato.
      XV. Nel cominciare dell'anno 1800 si annebbiarono le felicità dei re d'Italia e d'Alemagna, però che la Francia, sentito l'impero di Buonaparte, confidando nel gran nome e nel grande ingegno, ripigliò animo e forza. Coscritto nuovo esercito in Dijon, dove abbondavano uomini ed armi; le sponde del Varo tornate libere, le milizie piemontesi e russe fermate in Savoia, ricomparsi nella Svizzera e lungo il Reno i vessilli della Repubblica: l'Europa ravvisò il braccio immenso che, sospeso in alto, aspettava l'opportunità di percuotere. Il Governo di Napoli, quanto più spietato, tanto più timido, non appieno satollo di vendetta (come tra poco mostrerò), nascose lo sdegno, e per editto appellato indulto, il giorno del nome del re, 30 maggio del 1800, rimise le passate colpe di Stato, dicendo esser tempo di riposo; bramare che i soggetti fossero come i figli suoi, tra loro fratelli; perciò sospendere e cancellare i giudizi di Stato, vietare le accuse, le denunzie, le inquisizioni per officio di magistrato, e insomma perdonare, obbliare, rimettere i delitti di maestà; ma prudenza di regno volendo alla misericordia certi confini, escludere dal perdono i fuggitivi, i giudicati, molti tra i prigioni e coloro che, per alta provvidenza e pubblico bene, la Polizia tratteneva nelle carceri. A nessuno per quelle grazie tornar diritto ai perduti offici, derivando la loro liberazione non da giustizia, ma da clemenza del principe.
      Sembrando l'editto il termine delle persecuzioni, il pensiero volto addietro misurò l'ampiezza delle patite sventure.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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