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      L'esercito maggiore, poi che ebbe scacciato dalla città di Aosta e da Chatillon i presìdi tedeschi, si arrestò al forte Bard, fondato sopra grosso macigno nel più stretto della valle, tra rupi deserte ed invalicabili che gli si alzano a' fianchi: piccola città fortificata gli sta vicino, e scorre sotto in abisso precipitoso la Dora; la cinta, di figura elittica, volge in giro quanto appena trecento metri; e qualche torre distaccata dal forte accresceva le difese; munivano le mura ventidue cannoni; le guardavano trecentottanta soldati sotto del capitano tedesco Bernkopf; piccola strada per lo spalto traversa la città. Chiesto il passaggio al capo del forte, lo negò; minacciato, rispose da prode; formate a spavento le colonne di assalto, si guardò; e tentati gli assalti, li respinse. Al dì vegnente, iterando le inchieste, le minacce, la guerra, tornarono gli effetti come innanzi; ed intanto mancavano i viveri ed ogni mezzo di averne: la impresa divulgavasi: perivano al piede di piccolo castello quelle genti, quel genio, que' destini.
      Necessità fece aprire per altra montagna (l'Alberedo) un varco a scaglioni, disagevole a' fanti, pericoloso a' cavalli, impossibile alle artiglierie: i Francesi presero, scalando i muri, la città, assalirono nella foga il castello; rinnovarono nella notte gli assalti (non contando per la salute dell'esercito le ferite e le morti), ma furono con perdita maggiore discacciati. Disperazione in essi, onorevole al capitano Bernkopf, suggerì di trasportare i cannoni per le vie della città, sotto le offese aperte del castello. E così perduti uomini e giorni, lasciata buona schiera per lo assedio del forte, quello esercito e gli altri tre giunsero alle pianure d'Italia.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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