E così Buonaparte, stabilite le nuove linee dell'esercito, liberato d'ogni pericolo il territorio, ch'ei chiamava sacro, della Francia, riconquistata in un giorno la maggior parte d'Italia, ritornate a vita le Repubbliche ligure e cisalpina, felice, fatale, andò in Francia; e là fece altre cose mirabili, che non spettando a noi di narrare, volgiamo a' fatti di Napoli.
XVIII. La regina Carolina, sul finire del maggio, quando credé fissate le sorti d'Italia e vacillante l'odioso Stato di Francia, andò a Livorno per passare, dopo la resa di Genova, in Germania, e patteggiare con l'imperatore nuovi domìni italiani, a ricompensa delle guerre sostenute e delle fatte conquiste negli Stati di Roma. Intesa in Livorno e festeggiata con sacra cerimonia la caduta di Genova, si partiva; ma la inattesa guerra d'Italia la ritenne. Indi a pochi giorni, alle cinque ore della sera del 16 di giugno, ricevé il primo foglio di Melas, nunzio della vittoria di Marengo; e fatto cantare in chiesa inni di grazie, aspettando il secondo avviso, comandò che a qualunque ora della notte giungeva, fosse destata dal sonno. E difatti a notte piena del giorno medesimo arrivò il messo; fu desta, ed ella, nell'aprire il foglio, diceva: - Leggiamo la fine del prosontuoso esercito di Buonaparte. - Ma quando lesse la disfatta di Melas, istupidì; rilesse, come incredula, il foglio, e, fatta certa della trista nuova, le mancò la voce e si appoggiò morente alla donna che l'aveva desta. Risensata, scorse di nuovo l'abborrita lettera e infermò; poi seppe la convenzione di Alessandria, lo sgombero delle fortezze dei Tedeschi, tutte le felicità di Buonaparte; e, appena sanata del male, andò in Ancona, quindi a Trieste ed a Vienna; già mutata in timore di perdere i propri regni l'ambizione di maggior dominio.
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