Le armi restarono sospese, aspettando di posarle per la pace che si maneggiava nella stessa città di Luneville; talché la guerra d'inverno durò in Italia venti giorni, nel qual tempo, a fronte di nemico potentissimo, furono valicati due grandi fiumi, percorsa con quattro legioni tra geli e precipizi tutta la pendice delle Alpi Retiche, combattute due battaglie e dodici almeno fatti d'armi, uccisi o feriti novemila Tedeschi, imprigionati dodicimila, prese artiglierie e bandiere, espugnati molti forti, e a tali strette confinato l'esercito alemanno, che il non perduto in guerra lo cedé per accordi. Tutti prodigi della strategia e della sapienza de' capi e del valore delle squadre. N'ebbe il maggior nome il generale Brune, benché il meno facesse; e chi più meritava per travagli ed ingegno, Macdonald, meno accolse di fama, perché vincitore di natura più che di eserciti. E se a debole voce fusse concesso tanto innalzar le interrogazioni, noi chiederemmo a Buonaparte per qual pro arrestare nella miglior fortuna l'esercito del Reno, e non dare a questo il frutto felice della guerra, ed imporre il tragitto rovinoso dello Splugen? Anche agli uomini eccelsi sono i malnati affetti nebbia e falli della mente.
Avvegnaché l'esercito che il generale Moreau in quella stessa guerra d'inverno conduceva nell'Allemagna, dopo corse in quindici giorni novanta leghe, valicati tre gran fiumi, imprigionati ventimila soldati, sedicimila uccisi o feriti, presi centocinquanta cannoni, quattrocento cassoni, seimila carretti, stava sopra di aperta strada venti leghe lontano da Vienna. Sì che, proseguendo cammino, stipulava sotto le mura della città capitale dell'impero, senz'altra guerra ed altre morti, i patti della pace; ma un armistizio fermato in Steyer il 24 del dicembre sospese di Moreau il cammino e la gloria.
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