Perciò al generale francese Soult, destinato ad occupare il paese dal Tronto al Bradano, fu prescritto dal Primo consolo mantenere nell'esercito severa disciplina, non incitar tumulti, contenere le fazioni, far conoscere ai popoli che la Repubblica era amica sincera del re. - È mia brama, soggiungeva Buonaparte, che il generale Soult con gli aiutanti di campo, gli uffiziali e le schiere della Repubblica vadano i giorni festivi con suoni musicali alla messa, e conversino confidentemente co' preti e con gli uffiziali del re. - Tanto era mutato lo stile della prima repubblica: in peggio, al dire degli impazienti, e in meglio, al pensar degli altri, amatori di possibile civiltà. Per le quali narrate cose, disserrate nel regno le prigioni, palesati i nascondigli, aperte agli esuli le frontiere, tutti i patti adempiuti, ricomparivano i segni beati della pace.
Allora il generale Murat in Firenze, per comando del Primo consolo, che sospettava gli esuli italiani (avendone trovati nelle congiure di Ceracchi e della Macchina infernale), o per senno proprio, consigliò a' fuorusciti romani e napoletani tornare in patria con queste parole che qui trascrivo:
Murat, generale supremo, a' rifuggiti napoletani e romani.
Voi, che lontani dalla patria penaste lungo tempo, tornate ad essa. La Toscana, generosa nelle vostre sventure, può sostenere appena l'esercito francese, sì che voi, ormai liberi di rimpatriarvi, non potreste chiedere ad essa nuovi soccorsi, io non potrei costringerla a fornirli.
Ritornate al vostro paese, che vi desidera; egli è pur dolce rivedere la terra nativa! Non temete ingiuste persecuzioni; la Francia, poi che in essa voi confidaste, ha stipulato, ne' trattati co' vostri governi, la sicurezza delle vostre persone, dei vostri beni.
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