Il Governo, per iscarsa finanza e mal animo, nulla fece in ristoro di quelle genti. I tremuoti durarono, ma innocui sino al finire di marzo; ed andavano a que' moti compagne le eruzioni del Vesuvio. Fu chiaro che derivarono da elettriche accensioni, potenti dove il suolo, come in Molise, conserva i segni e le materie di vulcani estinti. Il giorno 26 di luglio è votivo a Sant'Anna, e però nel popolo fu creduto miracolo di lei che la città di Napoli non cadesse tutta intera in rovine.
Era in quel tempo tornato in Roma da Parigi Pio VII, e venuto poco appresso in Italia Buonaparte a porsi in capo la corona dei Longobardi, mutata in regno d'Italia la Repubblica cisalpina. Seguirono in Milano le solenni cerimonie dove tutti i re amici della Francia, e i principi italiani, comunque addolorati dal nuovo regno, e dal nome insospettiti di perdere i propri Stati, mandarono ambasciatori di apparente allegrezza. Il ministro napoletano a Parigi, marchese del Gallo, stava in Milano a corteggio dell'imperatore; ma da Napoli fu spedito straordinario il principe di Cardito, che nel circolo di Corte espose a Buonaparte l'ambasciata e gli auguri. Volle fortuna che pochi giorni avanti per lettere intercette fosse a Buonaparte giunta notizia di non so quali intrighi tessuti dall'Inghilterra con la regina delle Sicilie a danno della Francia, sì che egli, scordando la grandezza della cerimonia, offendendo la dignità degli ascoltanti e di sé medesimo, imperatore e re, così all'ambasciatore di Napoli rispose: - Dite alla vostra regina che io so le sue brighe contro la Francia, ch'ella andrà maledetta da' suoi figli, perché in pena de' suoi mancamenti non lascerò a lei né alla sua Casa tanta poca terra quanta gli cuopra il sepolcro.
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