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      Così nella reggia.
      Il maresciallo Massena giunto a Spoleto, con arringa scritta (detta "ordine del giorno") da leggere a' soldati, manifestò il proponimento di conquistare il regno di Napoli da qualunque fusse difeso, e, dopo i consueti ricordi all'onore, alla gloria, alla disciplina, raccomandò il rispetto a' popoli ed alle leggi. Ed un bando del principe Giuseppe, da Ferentino, diceva: "Napoletani! Il vostro re ha mancato alla fede dei trattati, e l'imperator Napoleone, giusto quanto potente, per dimostrare all'Europa il rispetto che si debbe alla fede pubblica, darà castigo condegno alla colpa. Voi, che non aveste parte alla perfidia, non ne avrete alla pena. I soldati francesi saranno come vostri fratelli".
      E lo stesso principe a' soldati: "Noi combatteremo i Russi, gl'Inglesi; noi puniremo la Corte che gli ha chiamati a dispregio delle più solenni e giurate stipulazioni; noi rispetteremo i popoli. Se i confederati del re non aspetteranno il nostro arrivo, se i Napoletani non vorranno partecipare alle colpe di una Corte che ha sempre tradito i loro interessi, non resterà per noi altra gloria che la disciplina".
      Si leggevano quei fogli. Il cardinale Fabrizio Ruffo, già capo della Santa Fede, mandato al principe Giuseppe e male accolto, proseguì verso Parigi; e la Corte di Napoli, temendo che il nome dell'ambasciatore avesse nociuto all'accoglienza dell'ambasciata, inviò il duca di Santa Teodora 4, nome nuovo e senza parti. Fu accolto; ma quando espose che il re aveva mancato alla neutralità con la Francia sol per forza patita da' Russi e dagli Inglesi (menzogna grossolana e manifesta), il principe francese ruppe l'udienza, dicendogli: rimanesse o partisse a suo bell'agio, ma col divieto di parlargli di accordi.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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