Mancava l'amministrazione di distretto e di provincia; un tribunal supremo di ragionieri, sedente in Napoli (la Regia Camera), giudicava lentamente i conti municipali, ignorandone le origini. L'ordine della pubblica amministrazione mancava affatto nel regno.
V. Le cose dette dell'esercito in ogni libro, e più nel libro quinto, schiariranno quelle che son per dire intorno ad alcune condizioni di guerra proprie al terreno e alla storia di Napoli. Ultima parte dell'Italia è questo regno; il mare lo confina in tre lati, si unisce per il quarto alla terra: la Sicilia, che sarebbe sua cittadella se alla vicina Calabria per opere militari fosse congiunta, n'è separata dalla nudità della marina, dal procelloso canale del Faro, e dal nemico genio degli abitanti. La posizione geografica del reame non dà scampo ai difensori; estremo è il cimento, estremo il combattere; e in tanta disperata sorte disputandosi nelle guerre antiche e moderne non già una città, un porto, una provincia, ma il regno intero, le armi sempre decidevano del governo e dello Stato, della vita e delle fortune dei cittadini. Di là viene che il maggior numero, pensando alla vastità dei pericoli, ha sperato salvezza dal rassegnarsi al nemico. Esiziale e insensato amor di sé stesso, ma necessario effetto del grossolano ragionare di popoli usati alla servitù; così miseri da sperare più che temere le novità di governo.
Ed aggiungi che nelle guerre di Napoli, sempre mosse o secondate da politiche fazioni, i soldati, ad un tempo combattenti e partigiani, vedendo unite a' cimenti delle battaglie le tristezze delle prigioni, degli esili, delle condanne, quando anche sprezzatori dei primi pericoli perché onorati, paventavano gli altri perché infami, e perché agli uomini è natura temer le offese che la propria virtù non può sfuggire o vendicare.
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