Perdoneremo la quarta volta? Confideremo di nuovo in una Corte senza fede, senza onore, senza senno? No, no! la Casa di Napoli ha cessato di regnare; la sua esistenza è incompatibile col riposo di Europa e con l'onore della mia corona.
Soldati, marciate, subissate ne' flutti, se avranno l'animo di attendervi, i deboli battaglioni de' tiranni de' mari. Dimostrate al mondo in qual modo noi puniamo le spergiurate fedi. Affrettatevi ad avvisarmi che tutta Italia è governata da leggi mie, o de' miei collegati; che il paese più bello della terra è alfin libero dal giogo impostogli da' più perfidi degli uomini; che la sanità dei trattati è vendicata, e sono placate le ombre dei valorosi miei soldati, reduci dall'Egitto, scampati da' pericoli del mare, de' deserti, delle battaglie, trucidati empiamente ne' porti della Sicilia.
Soldati, mio fratello è con voi, depositario de' miei pensieri e della mia autorità: io fido in lui, fidateci voi.
Lo stile del foglio e la potenza di chi lo scrisse rassicuravano i Napoletani contro le borboniche vendette ricordate del 99.
X. Prima cura del principe Giuseppe fu il perseguire l'esercito borbonico che ritiravasi per le Calabrie; imperciocché, avendo facilmente occupate le isole di Capri, Procida ed Ischia, molti castelli, e tutte le fortezze, fuorché Gaeta, sembravagli che poco altro gli abbisognasse per cacciare affatto dal regno la bandiera dell'antico dominio e compiere la conquista. Diecimila Francesi, comandati dal generale Regnier, inseguivano quattordicimila Napoletani, obbedienti al generale Damas, co' quali stavano i principi Reali Francesco e Leopoldo, a danno più che a vantaggio della guerra; essendo i principi e i re, se combattenti, giovevole esempio agli eserciti, ma intoppo e scoramento se ognora lontani dalle fatiche e dai pericoli.
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