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      La primitiva sua mala fama e le recenti nimicizie furono motivi al processo.
      Motivi, non colpe. Onde, a pretesto accusato di aver sommosso i popoli alle spalle dell'esercito francese, una commissione militare, che fu la prima nel regno, tribunale terribile, inappellabile, lo dichiarò innocente; ma certi francesi, nemici a lui più superbi, e, per nazionale vergogna, due napoletani di grado e nome, fingendo non so quale pericolo di Stato, indussero il Governo a sottoporre Rodio a novello giudizio. La seconda commissione lo dannò a morte, e per fino il modo del morire fu acerbo, essendo stato archibugiato alle spalle. Così quel misero in dieci ore fu giudicato due volte, assoluto e condannato, libero e spento; ed aveva moglie, figliuoli, servigi e fama. La immanità spiacque a tutti, fu grande ed universale il terrore.
      Ed indi a poco peggiorarono le nostre sorti. L'isola di Capri, mal guardata, fu dopo debole contrasto espugnata dagl'Inglesi, facendo prigioni i soldati che la guernivano, uccidendo per castigo, o mettendo in carcere quegl'isolani che, incauti, seguirono le parti francesi; l'isola, fortificata e munita di numerosi presidi, divenuta ricovero di briganti, fucina e centro di politiche trame, venne governata dal colonnello Lowe, lo stesso che, anni dopo, fu rigido custode di Buonaparte in Sant'Elena. L'altra isola detta di Ponza fu in quel tempo medesimo presidiata di Siciliani, retti dal principe di Canosa, che, nuovo allora, andò subitamente diffamato per opere pessime. Gaeta, afforzata di nuovi presidi, minacciava il campo francese. Gli altri forti della Calabria, non ancora ceduti, ricoveravano Borboniani in gran numero, per restarvi a difesa o per uscirne a campeggiare e distruggere le terre possedute dal nemico.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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