Divise l'esercito in tre squadre. Presidiar con l'una le fortezze, la città, i luoghi maggiori del regno; correre con l'altra le province; stringere con la terza gli assedi; mostrar la Polizia vigilante, arbitraria, severa, potentissima; far buone leggi, promettere futura prosperità, giovare i partigiani suoi, e ingrandirne il numero: tali furono i provvedimenti di Stato.
L'assedio di Gaeta lentamente avanzava, dovendo gli assalitori coprirsi dalle offese dei bastioni e delle navi, che, scorrendo lungo il lito, battevano di fianco il campo e gli approcci. E nella fortezza cresceva il numero de' soldati, abbondavano le provvigioni di guerra e di alimento, si scambiavano con nuove schiere le affaticate o inferme; era la ritirata sicura sopra i vascelli, e perciò quel presidio non pativa i travagli ordinari degli assedi, che sono scarsezza di vitto e di riposo, trascuranza di salute e di vita. Aggiungeva forza a quelle genti il saldo ingegno ed il valore del principe di Philipstadt, supremo nella fortezza: e se all'animo di guerra era uguale il sapere, più lunghe e mortali sarieno state le fatiche degli oppugnatori.
Le squadre francesi, percorrendo le ribellate o ribellanti province, portavano guerra e danni e terrore; tanto più che i partigiani del novello Stato, mossi da zelo, e talvolta da malvage passioni, denunziando i fazionari della contraria parte, ne producevano l'esterminio. La schiera che dovea soggettare la Calabria ebbe carico di espugnare Maratea, città murata, che in quel tempo racchiudeva grande numero di Borboniani, ivi raccolti perché il luogo alpestre fosse aiuto delle armi, e facile la ritirata sopra le navi nel sottoposto mare di Policastro. Ma non ristando perciò dagli assalti l'abile condottiero dei Francesi, generale Lamarque, tre giorni combatterono, questi con maggior arte ed ordini, quegli con maggior numero, gli uni e gli altri con valore uguale.
| |
Polizia Stato Gaeta Philipstadt Stato Calabria Maratea Borboniani Policastro Francesi Lamarque
|