Al primo modo immolaronsi i più oscuri, al secondo i più diffamati, come Duecce, Brandi, Palmieri, e parecchi altri. Il popolo per questi si allegrava; ma poco appresso, crescendo l'arbitrio, relegandosi i meno tristi, i meno rei, poi gl'innocenti, la stolta pubblica gioia si cambiò in terrore.
Ma ristoriamo l'animo col racconto di savie leggi e di benefiche istituzioni; dovendo spesso, a mio malgrado, ritornare al subbietto del brigantaggio, che, spento non prima dell'anno 1810, lordò tutto il regno di Giuseppe, e non poca parte del regno di Gioacchino.
CAPO TERZO
Riordinamento del Ministero e delle amministrazioni. Nuove discordie civili. Fatti di guerra
XVI. Furono riordinati i ministeri: quello degli Affari stranieri, inutile finché durano i moti della conquista, fu indi a poco affidato al marchese del Gallo, pur ora ambasciatore del re Ferdinando presso l'imperatore de' Francesi. Il qual rapido passaggio, chiamato tradimento da' più severi, veramente nacque dagl'incanti della napoleonica potenza, da' falli dell'antico re, dai segni di felicità che traspiravano in quel nuovo Stato, dal proprio comodo e dalla incostanza del secolo. Il ministero dell'Interno ebbe carico di quella parte di economia civile che racchiude l'amministrazione delle comunità e delle province, le arti, le scienze, le fondazioni di pietà ed utilità pubblica. Di poi, regolate con nuove leggi le amministrazioni, fu meglio il regno diviso in province, distretti e comunità: un capo amministratore, che chiamarono intendente (abolito il preside), attendeva alla provincia, il sotto-intendente al distretto, il sindaco al municipio. Un consiglio comunale, detto decurionato, fissava i bisogni, le spese, le entrate; eleggeva gl'impiegati municipali, durabili un anno; vegliava che non mancassero a' loro debiti; li giudicava dopo l'uffizio.
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