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      Questa rappresentanza della comunità componevasi, secondo il numero degli abitanti, di dieci a trenta, scelti a sorte fra i possidenti, di età maggiore di ventuno anni, rinnovandone in ogni anno la quarta parte.
      Ciò che il decurionato per la comunità, era il consiglio distrettuale per il distretto, il provinciale per la provincia; dieci membri componevano il primo, venti il secondo; gli uni e gli altri proposti in maggior numero da' decurionati, tra i possidenti del distretto e della provincia, ed eletti dal re, che vi aggiungeva un presidente preso fra i più ricchi e nobili del regno. Quei consigli adunati in ogni anno, il distrettuale per quindici giorni, il provinciale per venti, giudicavano i conti del sotto-intendente e dell'intendente, distribuivano le imposte regie fra' distretti e comuni, si richiamavano de' mali pubblici, e poi, palesando i possibili miglioramenti, le speranze e i voti dei popoli, riferivano direttamente al Governo. L'intendente, maggiore di tutti nella provincia, era negli ultimi giorni dell'anno sindacato dai suoi soggetti e censurato se manchevole, ed accusato se ingiusto: vicenda in cui risiede la civil libertà.
      XVII. Concentrate nell'autorità del Governo le amministrazioni delle province, dovea darsi un Consiglio allo Stato, e fu dato. Era composto di trentasei consiglieri, un segretario, otto relatori, un numero indefinito di auditori, un vice-presidente, un presidente, il re: dava sopra ogni legge parere segreto per giuramento e statuto. Chi guardasse alle condizioni di quel Consiglio lo direbbe parte della podestà regia; e chi alle occorrenze de' tempi, instituzione libera e popolare. Senato al certo consultivo, ma in presenza del re, a riscontro dei ministri, di opposizione o almeno di ritegno al voler cieco del potere.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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