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      Il re ne creava i membri; ma re nuovo doveva sceglierli fra i meritevoli, ché erano gli onesti per fama e i sapienti. Segreto il voto; ma poiché cinquanta i presenti, non mancava il benefizio della pubblicità, che non risiede negli usci spalancati alla plebe, ma nel giudizio sempre retto delle moltitudini e quindi nel bisogno, per trarre dal discorso laude e consentimento, del dir vero e giusto.
      Ed oltraciò (il nostro orgoglio non se ne offenda) non eravamo allora bastanti a più libere instituzioni; ché si vogliono costumi, non leggi, per far libero un popolo; né la libertà procede per salti di rivoluzione, ma per gradi di civiltà; ed è saggio il legislatore che spiana il cammino a' progressi, non quegli che spinge la società verso un bene ideale, cui non sono eguali le concezioni della mente, i desidèri del cuore, gli abiti della vita. Confessiamolo e speriamo; poco si addice e poco basta a noi molti Italiani, troppo civili o non civili abbastanza per le imprese di libertà.
      L'orditura del sistema amministrativo che ho descritto era imitata dalle più libere umane associazioni, la Grecia, Roma repubblica, Roma impero sotto Nerva e Traiano. Dipoi Costantino, per avarizia e stoltezza, tolse alle comunità la economia di sé stesse; e suo figlio spartì i beni comuni fra 'l fisco e 'l clero. Riparò Giuliano a quelle ingiustizie, Valentiniano le ravvivò, Teodosio le spense di nuovo: la libertà dell'amministrazione camminava con le libertà politiche. In Francia, in Alemagna, in Inghilterra, in Italia i comuni ritornarono liberi nell'undicesimo secolo: Napoli molto innanzi aveva un consiglio municipale. Ma la mortifera pianta della feudalità coprì il mondo, ogni libertà fu distrutta; il rialzarsi di qualche città, la benignità di qualche principe erano eccezioni alle regole di servitù, breve respiro nella vita dei popoli.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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