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      Furono queste le basi della milizia interna, forza de' Governi che hanno co' popoli interessi comuni, pericolo dei contrari.
      Ma l'avversione de' Napoletani alle armi, il sospetto che dalle milizie civili si coscrivesse l'esercito, i pericoli del servire attesoché i briganti erano molti ed audaci, ed infine il non aver ben sentito il genio salutare di quella instituzione, furono cagioni di popolare scontentezza e ritegno. Restò la legge rotta di effetto; ma di poi migliore senno e 'l bisogno di opporsi ai guasti sempremai crescenti del brigantaggio poterono più del comando; e a poco a poco quelle milizie formavansi, benché deboli e disperse, essendo riserbato al succedente regno d'ingrandire e compiere opera tanto generosa e cittadina. Le menti più sagge godevano al vedere il vincitore armare i vinti, e l'amor di conquista confondere con l'amor di patria.
      XIX. Vasta pianura, una volta fondo del mare, quindi alzata per ghiare e terre scese da' monti con lo scorrere dei torrenti, abbandonata perciò dalle acque marine, e col passar de' secoli coperta d'alberi e di città, è quella parte di Capitanata che chiamano Tavoliere: lunga settanta miglia, variamente larga. Il clima vi è temperato, e l'erba e l'acqua abbondante, si che nel verno le minute greggi trovano pastura nel Tavoliere come in estate su i monti.
      Sin da remotissimo tempo, che sarebbe fuggito dalla memoria degli uomini se Varrone nol ricordasse ne' libri suoi, quel terreno, destinato a pascolo, produceva ricco tributo allo Stato. Col variar de' regni andò parte d'esso venduta o data in dono, nel dominio de' baroni e de' preti; ma nel xv secolo Alfonso I di Aragona la richiamò al fisco per contratti perpetui, e così le cose restarono sino a noi.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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