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      Ma finito il dicembre, egli, più forte, meglio provvisto di macchine, ritornò agli assalti, conducendo dalle sue parti il colonnello Amato, pur cittadino di Amantea, congiunto e da fanciullezza compagno ed amico al Mirabelli; al quale giungendo al campo amorevolmente scrisse, e questi amorevolmente rispose, l'un l'altro tentandosi, l'Amato con esaltar l'amor di patria, il Mirabelli la virtù della fede, ed in entrambi prevalendo l'onore, durarono nemici no, ma contrari. Si alzarono intanto parecchie batterie contro il castello, e dopo alcuni giorni di fuoco, aperta la breccia, fu ben quattro volte assaltata e difesa. Cangiò modo all'assedio: avanzando sotterra fu minato un bastione, che allo scoppio rovinò; e quando pareva certa la vittoria perché inevitabile la entrata, fu visto che altre fortificazioni novellamente costrutte impedivano il passaggio. Più vicina la guerra, fu più mortale; ora l'arte degli assediatori prevaleva al valor disperato degli assediati, e or questo a quella. Ma soprastava la fame a' Calabresi, e sol per essa il piccolo castello di Amantea, munito di tre rosi cannoni, difeso da inesperti partigiani, assalito da fortissime schiere con le migliori arti di guerra, dopo quaranta giorni di assedio (senza tener conto del primo assalto) a patti onorevoli si arrese. I presìdi tornarono in Sicilia come prigioni per un anno ed un giorno.
      Ma i difensori di Cotrone andarono liberi. Erano partigiani, per le colpe antiche malvagi, per le presenti tristissimi. Consumate affatto le vettovaglie, non volendo arrendersi perché ricordavano le mancate fedi de' Francesi a' briganti, non sapendo per segni domandar soccorso ad una fregata inglese che a vista della cittadella bordeggiava; tre più arditi, prima che il giorno spuntasse, nudi e taciti uscirono dalle mura; ed arrivati al fiume che lambisce una fronte della città, povero d'acque, ma in quella notte per piogge copioso, s'immersero nelle onde, curvaronsi, e, benché le scolte francesi guernissero le rive, giunsero inavvertiti alla foce.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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