E poiché imponeva sette milioni di ducati, era creduta la entrata generale di trentacinque milioni, minore del vero in quel tempo; ma non è debito della storia il dimostrarlo.
Senza catasto, censo o statistica per divedere il peso fra' tributari, si ebbe ricorso a ripieghi e compensi con fraudi ed errori innumerevoli. Un catasto amministrativo, cominciato nel 1806, terminò (più per lassezza degli operatori che per compimento dell'opera) nel 1818; e però, con poco più di tempo e di spesa, componevasi il catasto geometrico, che a noi manca, e qui lo dico a vergogna e stimolo della civiltà napoletana. Quel tributo in sé grave, i disordini nel ripartirlo, il rigore all'esigere, furono scontentezze che dipoi scemarono, per lo accresciuto prezzo delle granaglie e il celere passaggio di mano in mano dei beni stabili.
Gli arrendamenti ritornarono alla finanza: chiarite le ragioni degli assegnatari, e scritte in un libro, detto "Gran libro de' creditori dello Stato", si diede ad ognuno di loro una cedola dinotante il credito, guarentita dalla finanza pubblica, traffica-bile, fruttifera del quattro per cento, poi ridotta al tre. Al "Gran libro" si assegnarono per ipoteca dieci milioni di beni stabili, venuti dai disciolti conventi; perciò le cedole, accomunate ai destini di non ben saldo governo, discesero a vilezza, e la serbarono lungo tempo, benché con esse si comprassero i beni ipotecati: trovandosi esposte le compre al doppio pericolo della fortuna di uno Stato nuovo, e delle sorti avvenire del papato. Eppure gli avidi e arrischiosi, presi dalle attrattive di ricchezza, compravano le terre de' frati, le case, i conventi, le chiese; e i timidi, tenendo sicuro e vicino il ritorno dell'antico re, sdegnavano di chiarire i loro crediti.
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