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      Alienare il patrimonio affidato alla Direzione sarebbe stato il più saggio pensiero del direttore; ma vanità e privato interesse vi si opponevano.
      Simile alla direzione del demanio fu ordinata quella dei dazi indiretti; e il nome dice quali tributi amministrasse.
      Si ridussero a due i già sette Banchi della città; uno di Corte in San Giacomo, l'altro di privati nella casa detta dei Poveri: il primo abbondava di denaro, raccogliendo per ordinanza tutte le entrate del fisco; l'altro scarso o vuoto, dipendendo i depositi da volontà, ed essendo dubbia la fede nel Governo, e vive nella memoria le passate frodi su i Banchi.
      Poco appresso fu composto il Tesoro pubblico, dove con regole di legge si concentravano le entrate ed uscite della Finanza; e sì che del patrimonio fiscale il Tesoro chiariva ogni credito, ogni spesa; il Banco accertava il denaro entrato ed uscito.
      Così riordinata la finanza pubblica, ogni rendita si trovò toccata da tributo, ogni peso egualmente distribuito, ogni ramo di finanza amministrato, ogni amministrazione soggetta a pubblico sindacato, l'erario dello Stato rappresentato per numeri del Tesoro, serbato in danari nel Banco, la finanza di Napoli in un sol libro, in un solo erario racchiusa. Semplicità maravigliosa e durabile.
      XXV. La feudalità, traendo origine da conquista, monarchia, civiltà mezzana de' popoli, ed indole superba della umana specie, surse e crebbe nelle Due Sicilie come nel resto del mondo. Fu potente a' tempi de' Lombardi e de' Normanni, abbassata dagli Svevi, rialzata dagli Angioini, sostenuta (perfino nelle guerre baronali) dagli Aragonesi, e per sordida avarizia nel lungo tempo del viceregno. Carlo incivilì i baroni, surrogando gli onori ed il fasto di corte alla potenza feudale; progredì la civiltà sotto Ferdinando; i diritti ingiuriosi alla umanità disusarono per costumi più che per leggi.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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