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      E maggiori danni operavano i ministri del Governo; perocché i capi militari nelle province ponevano taglie alle città, menavano in prigione ed a morte i cittadini, conculcavano le antiche leggi e le novissime, gli usi nostri, le nostre più care abitudini.
      Tutti i gradi del rigore eransi adoperati contro i briganti, e il brigantaggio cresceva; il re cambiò politica. Per editto concedé perdono a que' malfattori che andassero inermi alle regie autorità, e giurassero fede al Governo, ubbidienza alle leggi. Molti e molti, deposte le armi, giurarono: né per ravvedimento ed amar sincero di pace, ma per godere quietamente la male acquistata ricchezza, ed aspettare opportunità di nuovi guadagni. Tornarono quindi alle città turpemente ricchi e baldanzosi, facendo sfoggio infame del furto e delle atrocità sul viso a' depredati, ed ai parenti, ancora vestiti a bruno, degli uccisi. E di poi, consumato il bottino, ritornavano al brigantaggio, indi al perdono; talché vedevi de' perdonati cinque e sei volte. I ministri regi nelle province, poiché videro falsa la sommissione, imitando gl'inganni, facevano strage de' perdonati, talora con pretesto di giustizia, più spesso alla sfrontata. Io nella valle di Morano viddi molti cadaveri, e seppi che il giorno innanzi uno stuolo di "amnistiati" (così li chiamavano con voce francese) vi era stato trucidato dalle guardie: e avvegnaché si finse che avessero spezzate le catene, e tentata e cominciata la fuga, si andò uccidendoli in vari punti di quel terreno, a gruppi e alla spicciolata, di ferro e di archibugio, trafitti in vario modo, come suole in guerra; contrafacendo con istudiosa crudeltà gli accidenti delle battaglie. Pareva quel luogo un campo dopo la guerra.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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