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      Scala dell'ardito disegno furono le passate fortune, sì che la impresa di Spagna e le succedenti rovine si trovano legate agli stessi eventi che lo avevano menato a quell'altezza, e formano la impercettibile necessaria catena di cause e di effetti, regolatrice del mondo: quindi ogni opera umana se portasse impresso lo stato morale dell'operante, assai più esatti sarebbero i nostri giudizi; parecchie azioni, credute errori, apparirebbero necessità, e molto di maraviglia perderebbe la istoria. Napoleone stabilì di condurre al trono di Spagna il re Giuseppe; il quale, essendo della stirpe francese e passandovi dal trono di Napoli, rammentava i fasti di Luigi XIV e di Carlo III, ed appagava la insana napoleonica voglia d'imitare i Borboni. Giuseppe, nell'ultimo mese del 1807 recatosi a Venezia e avuti con l'imperatore segreti abboccamenti, ritornò in Napoli.
      Seco trasse il decreto imperiale dato in Milano nel dicembre, più ampio dell'altro di Berlino del precedente novembre, amen-due relativi al Blocco continentale, divenuti leggi europee. Se in quei decreti alcuno cercasse le regole della economia pubblica, fremerebbe al vedere spezzato il commercio fra nazioni, tolto premio all'industria, menomati alcuni valori, altri distrutti; e direbbe, nel rogo dove ardevano le manifatture inglesi, bruciare i libri dello Smith e del Say, la bussola di Gioia, i frutti dell'opera prodigiosa del Colombo Perciò il Blocco sembrò alla moltitudine nuovo delirio dell'umano spirito; ma sebbene suggerito da sdegno e da vendetta, fu ponderato concetto di Buonaparte, sapienza di Stato, e mezzo tale di guerra che fiaccava le armi più potenti del nemico, le ricchezze. Per esso le industrie chiamate dal bisogno ed allettate da smisurato guadagno, multiplicarono; e però, cresciute in Europa le produzioni, il commercio nuovo disordinò l'antico, ma le condizioni della vita e della civiltà migliorarono.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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