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      E per le stesse cause fu visto con meraviglia nell'anno 1815 nazioni ricche in guerra impoverire nella pace.
      XL. In una lunga e fosca notte del gennaio, scoppio come di mina, secondato dal romore di fabbriche rovinanti, destò dal sonno ed impaurì gli abitatori della riviera di Chiaia: e veramente per esplosione di polvere precipitarono ventidue stanze del palagio di Serracapriola, abitato dal ministro di polizia Saliceti. Egli, stando in altro braccio dell'edifizio, sentì solamente scuotere le mura come da tremuoto; ma la figlia, gravida di sei mesi, ch'era in letto ancor desta, fu tirata con le rovine della camera nella corte, ed ivi coperta di sassi e di calcinacci; lo sposo, duca di Lavello, cadendo, si divise da lei e restò tramortito sulle rovine: precipitavano dall'altezza di quarantasei palmi, che sono metri dodici.
      Il ministro, che momenti prima era entrato in casa, sollecito della figlia, seguito da un servo, salì all'appartamento ov'ella dimorava; ma sì denso era il fumo, e più del fumo il polverio, che la luce di un doppiero sembrava morta, ed egli camminava per pratica del luogo, gridando: - Carolina, Carolina - (era il nome di lei). Ad un tratto mancò il suolo; egli cadde col servo sulle ammassate rovine, e sollevato da parecchi nel palagio accorsi, trascurante di sé benché ferito, non ristava a cercare della figlia.
      Un famigliare di lui, Cipriani, lo stesso che anni dopo morì in Sant'Elena servendo Buonaparte, prega da tutti silenzio; e montando sopra quei cumuli, abbassa a terra il capo, e da luogo in luogo, da fesso a fesso tra le rovine va chiamando con voce altissima e prolungata, - Carolina; - e tosto dove ha messo il labbro adatta l'orecchio per sentire o risposta o lamento.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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