CAPO QUINTO
Partenza del re. Ultirni giorni del suo regno
LII. Avveratosi ciò che la fama da parecchi giorni divolgava, il re partì; e i lasciati provvedimenti indicavano che non tornasse. Indi ad un mese, da Baiona bandì per editto esser chiamato da' disegni di Dio al trono della Spagna e delle Indie; lasciar noi dolente; sembrargli di aver fatto poco se mirava ai bisogni dello Stato, molto se al suo zelo, alle sue cure, alle fatiche di regno; concedere a documento di amore un politico Statuto raffermativo de' beni operati per suo mezzo, operatore di maggiori beni.
Il quale Statuto componevasi di undici capi. Il primo: "della religione dello Stato", confermava la Cattolica apostolica romana. Il secondo: "della corona", il terzo: "della reggenza", il quarto: "della famiglia Reale", provvedevano a' casi di morte del re, alla discendenza, alla minorità; era parte del quarto capo la dote della corona; e fu visto che al re Giuseppe e alla poca sua famiglia erano dati ogni anno, fra pagamenti del Tesoro pubblico e demanio regio, due milioni o poco meno di ducati, ottava parte della finanza: modestia forse per antico re, esorbitanza di nuovo, scandalo e danno nelle presenti strettezze. Il quinto capo: "degli uffiziali della corona", tanti ne stabiliva quanti erano nella Corte di Napoleone, imitatrice in largo della più antica de' re di Francia. Il sesto: "del ministero", il settimo: "del Consiglio di Stato", rendevano costituzionali quei due già formati collegi.
L'ottavo capo: "del parlamento", statuiva un'adunanza di cento membri, divisa in cinque sedili, del clero, della nobiltà, de' possidenti, de' dotti, de' commercianti; ottanta de' cento scegliersi dal re, i venti possidenti, a' tempi e forme prescritte, da collegi elettorali, nominati dal re; gli ecclesiastici, i nobili, i dotti essere a vita; i possidenti e commercianti variare in ogni sessione; il parlamento adunarsi una volta almeno in tre anni; e il re, che il convocava, prorogarlo a piacimento, e discioglierlo: trattare delle sole materie date ad esame dagli oratori del Governo; nulla da sé proporre; ciò che voce moderna chiama "iniziativa delle leggi", non essere che regia; le sessioni segrete, i voti e le deliberazioni in verun modo palesate; la pubblicazione surrettizia punirsi qual ribellione.
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