Eppure la volontà e l'opera continua del re produssero che la milizia civile serviva, combatteva, acquistava uso e gloria di guerra. L'ultima invasione francese nel regno di Napoli, e direi meglio nella Italia, differisce dalle passate, pur francesi o di altre genti, per alcune essenzialità, delle quali prima e maravigliosa è armare i popoli vinti, come non usano le conquiste; perché a farlo si vuole proponimento di bene operare, pensiero di durabilità, o speranza di pubblico amore.
IX. Ma tenui ed incerti mezzi di guerra non bastavano a' bisogni ed alle ambizioni di Gioacchino. Al cominciare dell'anno 1809 si magnificavano i servigi e le ricompense dei reggimenti napoletani che militavano in Ispagna; si profondevano lodi e doni ad ogni milite soldato o civico che nelle continue occasioni di guerra esterna o di brigantaggio faceva impresa di valore; ne' circoli di Corte, nei discorsi del re, negli usi, nelle fogge, non si pregiavano che le cose e le sembianze militari. E dopo allettato in tanti modi, e lusingato il genio delle armi, si pubblicò la legge della coscrizione. Ogni napoletano da' 17 a 26 anni sarebbe scritto nel libro della milizia, dal quale tirando a sorte due nomi per mille anime avrebbe l'esercito diecimila giovani all'anno: erano esenti, per giovare alla popolazione, gli ammogliati o gli unici; lo erano per pietà i figliuoli di donna vedova, sostegni delle famiglie; e, per mercede e ad impegno di studio, gli estimati eccellenti a qualche arte o scienza. Il servizio non aveva (ed era difetto ed ingiustizia) durata certa.
Quella legge spiacque al popolo, perché suo mal destino è il disgustarsi de' tributi e dell'esercito, ricchezza e forza dello Stato, mezzi di grandezza, di civiltà, d'indipendenza.
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