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      La città di Napoli, che aveva il vergognoso privilegio di non dar uomini alla milizia, il perdé, come il perderono alcuni ceti e famiglie. Più ingrandiva il disgusto al pensare che quei soldati servir dovessero gli ambiziosi disegni dell'imperator de' Francesi, combattendo per causa che dicevano altrui, in lontane regioni, fra pericoli e travagli, più che della guerra, di genti barbare e climi nuovi. Il qual sentimento era scolpito nel cuor di tutti, così che io stesso lo intesi dalla bocca del re quando lamentavasi della sua dipendenza dalla Francia e del comandar duro del cognato; né il dissuadeva o consolava il mio dire (perché forse sembravagli adulazione ingegnosa), che le guerre dell'imperator Buonaparte erano per la civiltà nuova contro l'antica, e perciò di causa e d'obbligo comune agli Stati nuovi.
      Pubblicata quella legge, ne cominciò l'adempimento. Altro distintivo di quel tempo era il far le cose di governo con l'impeto delle rivoluzioni, il qual difetto era spesso aggravato dal cattivo ingegno e lo zelo indiscreto delle minori autorità. Si voleva, per ottenerne merito e premio, compier presto la coscrizione nella provincia dall'intendente, nel distretto dal sottointendente, nel comune dal sindaco; e così, fra tanti stimoli, spesso le forme si trasandavano, vi erano ingiustizie, e apparivano maggiori; e i coscritti, credendosi scelti non più dalla sorte, ma dall'umana malizia, fuggivano o si nascondevano: fuggitivi, erano chiamati "refrattari" e perseguìti, la famiglia multata, i genitori puniti". Le quali pratiche inique serbaronsi per alcuni anni, sino a tanto che il Governo per miglior consiglio, ed i popoli per maggior pazienza eseguirono le coscrizioni con modi onesti e volontari.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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