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      Tal rinacque il rigore, che se la benignità del re non avesse temperata in molti casi l'asprezza delle sue leggi, o se gli afflitti non fossero stati ultima plebe, di cui sono bassi, non sentiti i lamenti, quel tempo del regno di Gioacchino avrebbe pareggiato in atrocità e mala fama i più miseri tempi di Giuseppe.
      Le milizie, levati i campi, spartite nelle province, a mala pena tenevano fronte ai briganti. Quattro compagnie francesi, cinquecento soldati, rotte in Campotanese furono sforzate a ritirarsi: altra squadra di quarantotto uomini, accerchiata tra i monti di Laurenzana, fatta prigiona e trucidata; il comune di San Gregorio, guardato da quattrocento soldati tra Napoletani e Francesi, assalito e preso; Potenza, capo di provincia, investita e non espugnata, perché chiusa di mura ed a tempo soccorsa. Così triste furono le cose interne nella estate dell'anno 1809 per effetto della spedizione anglo-sicula: dipoi minorò il brigantaggio dai combattimenti e dai perdoni; ma non fu spento, come dirò a suo luogo, se non al finire del 1810.
      XVII. Le riferite sventure attristavano le province, dappoiché nella città il contento de' superati pericoli, lo splendore della Corte, e la festa che si apprestava per il dì natale dell'imperatore Napoleone davano a' riguardanti la immagine di felicità pubblica. E quindi in Europa la doppia fama sul regno di Gioacchino, laudato dagli uni, che solo miravano la reggia e la città, biasimato dagli altri, che visitavano le province. Giunse il dì 15 agosto, e mentre si preparavano le cerimonie, potente flotta nemica, facendo vela sopra la città navigava nel golfo, ma nulla mutando alle cose, si aggiunse il presto armarsi delle nostre navi e delle batterie del porto.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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