Alle tre ore dopo il mezzo giorno i legni nemici schierati a battaglia lanciarono sopra la città le prime offese, e la nostra armata, poco forte, ma soccorsa dal lido, avendo gli alberi e le vele ornate e colorate a festa, andò incontro al nemico, guidata da Gioacchino sopra nave ricchissima, vestito (e fu la sola volta in sette anni di regno) da grande ammiraglio dell'Impero. Si combatteva dalle due parti, ed intanto nella bellissima riviera di Chiaia disponevansi a mostra i reggimenti della guernigione, ed al romor del combattimento echeggiavano le salve dei castelli ed i suoni festivi dell'esercito insino alla sera. quando il nemico, nessun danno avutone e nessuno arrecatone, prese il largo. Non ho mai visto in tante felicità di regno e di reggia lieto il re quanto in quel giorno, perocché la fortuna tutti appagava i suoi desidèri, guerra, pompa, gloria, e lui solo spettacolo d'immenso popolo ammiratore.
XVIII. Egli ne' mesi che restavano di quell'anno levò altri reggimenti di fanti e cavalieri, ordinò l'artiglieria ed il genio, regolò le amministrazioni militari, poco allontanandosi (e lo allontanarsi, benché poco, fu errore) dagli ordinamenti francesi; avvegnaché l'esercito napoletano facendo parte della confederazione degli Stati nuovi, ed avendo spesso a combattere, vivere, provvedersi tra schiere di estere nazioni, doveva con gli eserciti compagni, francesi, belgi, polacchi, aver ordini e leggi comuni. Di questa prescritta uniformità si lamentava la presontuosa Italia, e le dava odioso nome di servitù, non vedendo ch'era mezzo presente alla tanto bramata italica unione, e germe di futura indipendenza.
Ordinò l'armata marittima, spinto dal suo genio per le militari cose, e dal patto firmato con l'imperatore Napoleone di costruire in un certo tempo quattro vascelli e sei fregate.
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