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      Si tenne il voto secreto.
      XXII. Il re stava in Francia quando le isole di Ponza e Ventotene da' soldati siciliani e dal principe di Canosa che li reggeva furono abbandonate, non per alcun timore o sospetto, ma perché le fortune di Francia e di Napoli non varierebbero per maneggi di polizia, ed era di troppo peso alla stretta siciliana finanza il dominio di quei due scogli. Trenta navi trasportavano in Palermo uomini, armi ed attrezzi di guerra; ma da furiosa tempesta combattute, qualcuna naufragò, molte presero necessario ed infelice ricovero ne' nostri porti o spiagge, poche pervennero in Sicilia, e su queste il Canosa.
      XXIII. E tuttora assente il re, il ministro di Polizia Cristoforo Saliceti per morbo violentissimo trapassò, di anni cinquantatré, di fama varia, essendo stato istromento potentissimo di libertà, ed al cangiar delle sorti astuto ministro de' re nuovi, mansueto in famiglia e buon padre. benevolo agli amici, de' nemici oppressore, dei partigiani suoi o tristi o buoni sostenitore potente, alle opere di Stato ingegnosissimo. delle scienze e degli scienziati poco amante, e delle altrui virtù (per troppa e mala conoscenza degli uomini) miscredente. Si disse morto di veleno, accreditando la voce i sintomi del morbo. I accettato convito da un nemico, e la propria potenza; ma poi fu visto che di tifo maligno morì. Ebbe sepoltura nella fossa gentilizia della casa Torella, lo che sarà cagione di pietoso racconto in altro libro di queste Storie.
      Rimasta in Francia la regina, tornò il re e si volse alle cure di Stato. Fondò in ogni provincia una Società di agricoltura, le assegnò terreno per gli esperimenti e per vivaio di utili piante, aprì scuole agrarie, diede premi e più vaste promesse agl'inventori di macchine o processi giovevoli all'agricoltura, coordinò le Società agrarie delle province col Giardino delle piante in Napoli, al quale fece dono di ventiquattro moggia di terra, allato al Reclusorio; e comandò che vi si alzasse vasto e bello edifizio per conserva di piante, ed esperienze, ed insegnamenti botanici; però in cento modi giovò all'agricoltura, base per noi di nazionale ricchezza, quasi abbandonata nei passati tempi alle naturali liberalità della terra e del cielo, non più bastevoli or che in Europa, per sola umana industria, danno copiosi prodotti i suoli più macri sotto clima più ingrato.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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