Si fece segno di ritirata, e, tornando in porto, si numerarono cinquanta morti, centodieci feriti. Quella sventura diede a Gioacchino stimolo e desiderio di vendetta in Sicilia; e però, accelerati i preparamenti e preso il nome di luogotenente dell'imperatore, pose a campo, nella estrema Calabria, su la riva del Faro, tra Scilla e Reggio, un esercito più francese che napoletano, aspettando, come l'imperatore avea prescritto, di condurlo in Sicilia; ma non muovere se non lo assentisse il generale Grénier, che Buonaparte aveva eletto comandante delle schiere francesi, con ordine in secreto (ciò fu sospettato) di non assaltare l'isola se non a dimanda di quella regina, o quando ei sapesse che combattevano tra loro soldati inglesi e siciliani, sì che il successo dei Francesi fosse certo.
      Erano sedici migliaia i soldati di Gioacchino, e trecento i legni da guerra e trasporto. Sui colle chiamato del Piale, poco distante dal mare, fu alzata in mezzo al campo la magnifica tenda del re, e vi attendavano intorno i capi dell'esercito e della Corte, i ministri, alcuni consiglieri di Stato ed altri personaggi impiegati alle cure presenti del regno. o riserbati alle future della Sicilia. Incontro a quelle schiere. su le rive del Faro, da Messina alla Torre, aveva messo il campo l'esercito inglese, dodicimila soldati, e sopra i monti accampava in seconda linea l'esercito di Sicilia, diecimila altri uomini; stavano nel porto di Messina, ancorati o mobili, vascelli, fregate, legni minori da guerra, mentre si affaticavano a fortificare la minacciata marina grande numero di soldati e di operai. Per adunare oste sì grande in quei luoghi gl'Inglesi sguarnirono le piccole isole (fuorché Santa Maura) intorno a Corfù, e di parecchie navi slargarono la crociera, si che quella città e le altre isole Ionie, guardate da' Francesi ed oramai ridotte ad estrema penuria, furono abbondevolmente provvedute.