Parafanti, altro capo di briganti, aveva di età oltre quarant'anni, ed era d'animo audace, d'indole atroce, di forme e forza gigante. Giovine appena omicida e bandito, commise, per necessità di vita e difesa, altri furti e assassini; ma nei rivolgimenti del 1806 s'ingraziò ai Borboni, abbracciando la loro parte, e per quattro anni guerreggiando con fortuna varia, più spesso felice. Nelle persecuzioni del generale Manhès, travagliato in ogni luogo, chiusagli la ritirata in Sicilia, circoscritto nel bosco di Nicastro, chi della banda morì combattendo, chi timido si diede al nemico; cinque soli restarongli seguaci ed una donna, moglie o compagna. Caduti nel bosco intesso in altri agguati, quattro morirono, uno fu preso; egli e la donna, fuggendo, salvaronsi. Ma numerosa schiera gl'insegue, la donna cade uccisa al suo fianco, Parafanti è solo e resiste.
Colpo di fuoco gl'infrange l'osso di una gamba, e fu la prima percossa in tutti i suoi cimenti di bandito e brigante: non cade, ma non regge in piedi; appoggia l'infermo lato ad un arbore e combatte. L'altissima e mala fama del suo coraggio tiene lontani gli assalitori, ma poi l'uno di questi non più animoso, ma industre, coprendosi delle folte piante del bosco, inosservato, gli si avvicina, e gli dirige altro colpo che gli apre il petto. Cade Parafanti supino, cadono altrove abbandonate le armi: il feritore lo crede estinto ed avido di preda corre sopra di lui, si china al corpo e 'l ricerca. Ma quegli era moribondo, non morto, ed aveva ancor sane le robustissime braccia; afferra quindi il suo nemico e a sé lo tira; col sinistro braccio lo cinge e lo tiene, arma la destra di pugnale che ancora nascondeva fra le vesti, gliel punta ai reni, preme, il trapassa, incontra il proprio petto e il trafigge.
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