Così per una morte trapassarono insieme le due anime avverse; nella mente degli uomini abbracciate in amplesso infame e terribile.
XXIX. I fatti della Calabria, raccontati ed esagerati dalla fama, agevolarono l'opera nelle altre province al general Manhès, ch'ebbe carico di esterminare il brigantaggio in tutto il regno. Ed in breve lo esterminò, e quella forse fu la prima volta, nella vita del sempre inquieto e diviso popolo napoletano, che non briganti, non partigiani, non ladri infestassero le pubbliche strade e le campagne. La Corte di Sicilia e gl'Inglesi, mancata materia agl'incendi civili, più non lanciavano sopra noi le consuete fiaccole della discordia: la Polizia poté abbandonare le pratiche severe ed arbitrarie; la giustizia, vendicando le sue ragioni, sciolse le Commissioni militari, rivocò le squadre mobili, tolse a' comandanti militari delle province ogni facoltà su le civili amministrazioni; le intraprese della industria rinvigorirono; e, rianimato il commercio interno, i mercati e le fiere, per lo innanzi deserte, ripopolarono; il regno prese l'aspetto della civiltà e della sicurezza pubblica. Quindi le benefiche instituzioni dei due nuovi regni, sino allora per i disordini del brigantaggio ed i rigori della Polizia ignote al popolo e dispregiate, furono palesi e gradite.
La quale immagine di felicità pubblica, nuova e insperata, generò lodi altissime al generale ed al Governo. Ma dipoi, satollo del bene, e come usa il popolo per leggerezza ed ingratitudine, andava rammentando le crudeltà delle Calabrie, ai fatti veri aggiungendo i falsi, inventati da maligno ingegno, creduti dalla moltitudine, registrati perfino ne' libri che dicevano d'istoria. Perciò doppia, buona o pessima, è la fama del generale Manhès; ed io, fra le opposte sentenze, dirò la mia.
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