Il principio di lei suoi trarsi dalle invasioni dei popoli barbari negli Stati civili di Europa; ma ella, più vetusta, discende dalla guerra, dalla conquista e dal mantenimento delle regioni e genti conquistate. Sino a che le guerre si movevano per nemicizia tra' popoli o temporanea rapina, il vincitore uccideva, predava, distruggeva e tornava alle sue terre; ma quando delle guerre fu obbietto la durevole conquista, l'esercito fortunato, dopo le prime licenze (per soggettare i servi e tirar guadagno dal paese vinto) dettava forme di obbedienza e di società, indi leggi ed ordini, magistrati e regole, premi e doni a' commilitoni, e, con altri nomi, feudi a' baroni. Ma le costituzioni di quei Governi variavano come la politica dei conquistatori e la civiltà dei conquistati; perciocché tra gli affatto barbari non potendo la conquista essere durevole, la feudalità vi è impossibile, e su popoli civili e virtuosi lo stato di conquista non dura, la feudalità vi è passeggiera: ella solamente alligna nella mezzana civiltà sopra popoli corrotti ed infingardi. E poiché varie le origini, pur varie e molte sono state in Europa le specie di feudalità; ma io tolgo a trattare di quella sola che afflisse il regno di Napoli, del quale scrivo le istorie.
XXXI. Al decadere di Roma, al doppio passaggio per la Italia di Alarico re de' Goti, alle incursioni ed a' saccheggi di Attila e Genserico, tra miserie e vicissitudini di guerre barbare ed intestine, ogni città soggiacque a mille varietà di sorte e di caso; differente il modo di governarsi; differenti le amministrazioni, le magistrature, le milizie; differente la civiltà di ogni popolo. Così era l'Italia al v secolo quando spuntarono i primi germi della seconda feudalità; ed io chiamo seconda quella che venne compagna delle conquiste gotiche e longobarde, avendo or ora adombrata la prima.
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