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      Perciò nobiltà vera fu ne' primi feudi, e vi si mantenne sino a tanto che feudatario e guerriero fu il nome istesso; ed erano militari le investiture, militari i doveri de' baroni: e decadevasi da' conceduti privilegi rifiutando il combattere; non decadevasi, benché nemico del re, ma nemico armato; la codardia era più schifata della nemicizia. E però nel regno di Napoli (senza parlar dei tempi anteriori a' Normanni) furono case nobilissime per le armi sino ai regni degli Aragonesi.
      Derivando dalle armi la nobiltà ed il feudo, e dal feudo i titoli, si confusero i nomi, e a tal si giunse che titolo e feudo senz'armi fu creduta nobiltà. Onde al tempo della prodiga razza angioina, donati o a vilissimo prezzo venduti i titoli e i feudi, uomini abbietti ma ricchi salirono ai più alti seggi della nobiltà titolare; e peggio sotto gli avari Governi vicereali, quando a poca ed incolta terra del demanio regio apponevasi titolo di baronia o più magnifico, e si concedeva all'offerente di maggior prezzo. Perciò la nuova stirpe borbonica trovò titoli moltissimi, che poscia i re Carlo e Ferdinando accrebbero per nuovi favori; così che nel 1806 la nobiltà napoletana consisteva in una moltitudine di titoli, senza armi o potenza, nudo ed inutile nome.
      XXXVI. Il popolo, a considerarlo oppresso dai feudatari, si direbbe che aveva interessi contrari agli oppressori, e che il meglio degli uni fusse il peggio degli altri. Ma così non era nel fatto; dappoiché sotto baroni potenti e guerrieri molti soggetti dedicavansi alla fortuna del capo, combattevano, soggiacevano a' casi vari di guerra e di parte, avevano moti, opere, speranze, nelle quali vicissitudini risiede il sentimento e 'l diletto del viver politico.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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