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      Oltraciò, i baroni impedivano o restringevano a' cittadini gli usi sopra le terre feudali che avevano uso comune; e con eccesso esercitavano le ragioni di cittadino su le terre della comunità. I costumi, la filosofia, il secolo avendo migliorato l'indole de' feudatari, tutte le violenze dell'antica feudalità erano per buon volere scomparse; ma ciò che produceva entrata, qualunque ne fosse la natura, si vedeva da quei signori desiderato e difeso: rinunziavano la potenza, ne volevano il frutto.
      XXXVIII. Questi che ho descritti abbondanti resti di feudalità furono aboliti da leggi di Giuseppe; ma quel re, non misurando il peso e la mole degl'interessi che le sue leggi commovevano, prescrisse che le contese, surte in gran numero, andassero a' tribunali ordinari e a' consigli d'intendenza con le comuni regole di procedimento, sì che gli anni e forse i secoli non sarieno bastati alle liti; e, per il vario ingegno de' giudici, qua favorite le comunità, là i baroni, l'abolizione difforme, si sperdeva il maggiore benefizio politico di quell'opera, il celere ed egual passaggio de' possidenti da' pochi a' molti: serbando le principali regole della universale giustizia, poiché le circostanze impedivano la matura tardità di codici. Visto l'errore, s'immaginò e compose un magistrato supremo, inappellabile, detto "Commissione feudale"; ma lasciata di solo nome sino ai tempi del re Gioacchino, che le diede il carico vero delle somme cose della feudalità, tal ch'ella decideva di ogni lite: da lei proposte, si facevano le nuove leggi; per lei erano gl'impedimenti agevolati, i dubbi sciolti. Mezzi alla Commissione per giungere al proponimento furono: 1° riconoscere i terreni di natura feudale; 2° in quei terreni determinare le ragioni e gli usi della comunità; 3° di ogni ragione, di ogni uso estimare il valore in terre così che apparisse ciò che spettava alla comunità, ciò che al barone; 4° la rata della comunità confinarla inamovibilmente in presenza dei cittadini, assistendo, se volevano, i ministri del barone; 5° quelle terre comuni, dividerle fra' cittadini.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





Giuseppe Gioacchino Commissione