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      Stavano dunque dall'una parte gl'interessi di tutti i baroni e del re, che per alcuni privati domìni aveva le qualità baronali, e del fisco regio e della Chiesa; stavano per l'altra parte i cittadini pur ora vassalli e tuttavia soggetti. E frattanto molte terre, sino allora di pieno dominio baronale, furono dichiarate delle comunità, o di uso pubblico; la valutazione di ogni diritto fu a maggior pro de' comuni; la divisione tra comunità e baroni, o re o fisco o Chiesa fu sempre a vantaggio delle comunità; e nella partizione delle terre fra' cittadini fu prediletta la povertà; sì che donavano a' più poveri, davano per piccolo prezzo a' meno poveri, vendevano al giusto agli agiati, escludevano i ricchi. I miseri profittavano in tutti i modi, con offesa (convien dirlo) delle consuete forme di procedimento, e pur talvolta della giustizia: imperciocché la feudalità (qui ripeterò ciò che poco indietro ho detto del brigantaggio) era misfatto antico ed enorme. che la giustizia del nuovo secolo punì co'; modi del flagello e della vendetta.
      Per eseguire le sentenze della Commissione feudale il re, al finire del 1809, mandò, commissari nelle province. parecchi magistrati di alto grado, di buono ingegno. di onorata fama, portando altri decreti di cui l'adempimento fosse veloce e forzato: l'opera stava al termine; il moto come al fine delle cadute era più celere. Per cura di quei regi ministri divise le terre e suddivise, videsi numero infinito di nuovi possidenti; franca la proprietà de' già baroni, de' già vassalli; tutte le servitù disciolte; quell'anno 1810, il primo di libertà prediale e industriale. Perciò il re dal campo di Reggio, dove stava a guerra contro la Sicilia, dichiarando compiuta l'abolizione della feudalità, bandì per editto "irretrattabili" le sentenze della Commissione feudale, ed essa disciolta.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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