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      Caddero con Giuseppe e Gioacchino i loro aderenti e affezionati, non pochi rimasero poverissimi, e niuno fu ricco per turpitudini. Gli uffiziali dell'esercito, se non fossero stati mantenuti agl'impieghi dalla convenzione di Casalanza, avrebbero accattato nel 1815, come accattarono anni appresso, poiché, per fedi spergiurate, quella convenzione fu rotta.
      Poco dopo viddesi la insegna di Napoli, avendo usato sino allora in guerra, in mare e su le rocche, la bandiera francese: i colori nostri furono in campo turchino il bianco e l'amaranto. Nel giorno istesso fu prefissa la forza dell'esercito, ed era (benché il decreto nol rivelasse) di sessantamila uomini di milizie assoldate, quarantamila delle civili; chiamarono i reggimenti, legioni; i generali di divisione, tenenti generali; e quei di brigata, marescialli di campo: molti altri nomi da' nomi francesi variarono; ché già sentivasi da Gioacchino e traspariva nel regno il desiderio della indipendenza. La nuova Scuola politecnica ingrandì il già Collegio militare; sursero nuove scuole di artiglieria e del genio; in cento modi si provvide all'esercito napoletano, perocché si divisava di congedare il francese: le coscrizioni si facevano quietamente e con prestezza, frutto del consolidato regno. E a tanti mezzi di forza si univano, per iscuotere il giogo della Francia, il comandar duro di Buonaparte e l'indole libera e presuntuosa di Gioacchino. Spuntò allora il primo sdegno fra i due cognati.
      Nel qual tempo nacque all'imperatore dei Francesi un figlio, che appellò "re di Roma"; e Gioacchino, per impostagli riverenza, si recò a Parigi: e sebbene credevasi che vi si fermasse sino al battesimo a fine di accrescerne la pompa, inatteso tornò in Napoli molto innanzi della cerimonia.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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