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      E l'imperatore Alessandro, già gravato da quei patti, e peggio dalle trasgressioni, spronato dall'Inghilterra, confidando nella Prussia scontenta, e nell'Austria facilmente infedele, potente anch'egli ed amante di gloria, si apprestava al cimento. Che Buonaparte aspirasse ad universale monarchia (sospetto antico, più accreditato per quella guerra) fu voce nemica e credenza plebea; dappoiché, se il pensava, non avrebbe rilasciate, dopo prese, la Prussia e tre volte l'Austria; né fatto un parentado ed una alleanza che gl'impedivano di estendere i confini dell'Impero. E se dopo impresa felice ingrandiva sé ed i suoi, era premio di fatica, guadagno di fortuna, desiderio di maggior potenza, e dirò pure avidità o insazietà, ma non mai stultizia di universale impero.
      Vista inevitabile la guerra, fu l'imperator Buonaparte il primo a muoverla per lo avvantaggio che si ha nello assalire, e per contenere la infedeltà dell'Austria, la scontentezza della Prussia. E difatti que' due potentati, benché tentati dall'Inghilterra e contrari per odio antico alla Francia, temendo la presenza di quelle squadre e di quel duce, fermarono con esso trattati di alleanza. Era immensa l'oste di Buonaparte: Polacchi, Prussiani, Tedeschi di tutta Germania, Annoveresi, Italiani, Spagnuoli andavano con Francia; e stava dall'opposta parte la Russia, il verno e la barbarie. Si ordinavano i due eserciti: il moscovita accampava su la estrema frontiera occidentale; l'altro gli andava incontro; ed era primo reggitore dell'avanguardia il re di Napoli. Si avvicinarono così che un fiume li separava; sdegno, superbia, sentimento della propria forza spingeva gli uni e gli altri a combattere; non mancava che il segno, e fu dato da Buonaparte su la sponda del Niemen, il 22 di giugno del 1812. E però Gioacchino con la potente sua schiera, valicato il fiume, pose primiero il piede su la terra dei Russi.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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