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      Prese indi a poco senza contrasto la città di Vilna; i Russi, bruciando le copiose vettovaglie provvedute con gravi spese, la abbandonarono. I Francesi avanzavano, e gli altri lentamente ritiravansi, lasciando regioni per natura deserte, o per opera desertate. Visto il disegno dei Russi di evitare i combattimenti, e però il combattere viepiù divenendo interesse e desiderio di Buonaparte, ordinò a Gioacchino di oltre spingere; e quegli, trascurando ogni prudenza, e la consueta misura di tempo e di fatica, raggiungeva il nemico, lo sforzava alla guerra. Così due giornate, onorevoli al re di Napoli per audacia e per arte, dettero alle armi francesi entrare in Vitepsko.
      Indi Smolensko fu espugnata. I Russi combatterono innanzi alla città per aver tempo di trasportare gli ospedali, le artiglierie quante potevano, munizioni e mezzi di guerra; ed ardere magazzini, quartieri e case della città. Perciò nella notte, mentre l'esercito francese preparavasi a nuova battaglia, l'altro abbandonava il campo; a' primi albòri, entrando i Francesi in Smolensko desertato, salvarono a fatica dall'incendio pochi resti della vinta città. Era oltre il mezzo di agosto; bisognava un mese di cammino e di fortuna per giungere a Mosca o a Pietroburgo; ed era palese che i Russi si difenderebbero a modo barbaro, ritirandosi distruggendo. Perciò Gioacchino (egli stesso mel disse più volte nel 1813, tuttora Buonaparte imperature Francesi e potente) propose di fermare in Smolensko la guerra dei 1812, ordinare il governo de' Polacchi, avanzare la base di operazione, prepararsi per lo aprile del 13 a nuove imprese: e poiché le legioni di Francia erano state in ogni scontro vincitrici, e le russe vinte e fugate, potevasi agevolmente prender le stanze più convenienti al disegno.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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