CAPO QUARTO
Il re di Napoli forma alleanza con l'Austria, tregua con l'Inghilterra; fa la guerra a' Francesi. Caduto l'Impero di Francia, provvede al suo regno. Anni 1813 e 1814
LIV. Mentre i Napoletani cominciavano a disamare Gioacchino, e peggioravano le sorti di Francia, l'imperatore d'Austria, in nome de' sovrani d'Europa, gli offeriva amicizia. Di già nei campi di Ollendorf, su la riva dell'Ilm, fra tanti esempi d'incostanza, il conte di Mier, commissario austriaco, aveva aperto a Gioacchino il pensiero dell'alleanza, e n'era stato inteso senza disdegno. Qui è il luogo di palesare che il re, per natura o per arte proclive all'astuzia, la chiamava politica, la credeva necessità di regno, se ne vantava maestro, ed era, come al più spesso avviene ai reggitori de' piccoli Stati, schernito dalle sue arti. Egli stesso, dubbioso dell'avvenire, chiamò a consiglio partitamente ad uno ad uno parecchi suoi ministri o generali, de' quali confidavasi per affetto ed aveva in pregio il giudizio. Le opinioni si divisero in due opposte, delle quali riferirò i concetti in due discorsi pervenuti a mia certa notizia; e mi abbiano fede, benché i nomi degli oratori io nasconda, i lettori di queste pagine.
L'uno disse: - Sire, se in Vostra Maestà le qualità varie di re di Napoli, di cittadino francese, di congiunto dell'imperator Buonaparte, e ciò ch'ella debbe alla sua fama presente e quel che ne aspetta la posterità, generassero doveri contrari o differenti, in materia tanto difficile per lo esame, tanto grave per il fine, mi crederei incapace di dar giudizio, ed attenderei nel silenzio timidamente le decisioni di Vostra Maestà e i decreti del fato. Ma gl'interessi sono unici; la stessa cosa dimandano il re e 'l suo popolo, il cittadino francese, il cognato dell'imperatore, l'uomo destinatosi all'onore ed all'istoria.
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