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      Ed in altro libro: Al popolo del quale era re, sacrificò Gioacchino tutti i più teneri privati affetti. Ora sia in potere di Vostra Maestà che dei due libri uno perisca, l'altro resti in eterno; qual resterà? Né so valutare la grandezza degli aiuti che Napoli può dare alla Francia; di quarantacinquemila (e dico il più) combattenti del nostro esercito, venticinquemila almeno restar dovrebbero in difesa del regno, ventimila si unirebbero alle schiere italo-franche, si adunerebbe in Lombardia un esercito di sessantamila soldati, che avrebbe a fronte altro esercito tedesco, di arte uguale e di ardimento maggiore, perché ora in noi è timore, quanto in essi speranza; e perciò sessantamila Tedeschi basterebbero a contenere l'esercito di Lombardia; e può la Germania, possono i re alleati, senza menomare le schiere destinate contro la Francia, volgere sopra Italia sessantamila combattenti. Qual diversione sarà dunque per la guerra del Reno l'esercito italiano? Che mai avran prodotto gli sforzi del re e del regno di Napoli? Nulla di bene alla patria di Vostra Maestà, tutto di male al suo popolo, avvegnaché noi avremo guerra esteriore ed interna. È noto a Vostra Maestà che già vi si apprestano il re Ferdinando e gl'Inglesi, il re presentandosi agl'immaginosi popoli napoletani con in mano la Costituzione data e praticata in Sicilia, e Bentinck assicurandone la durata con le sue schiere e in nome della potente e libera Inghilterra. Ciò all'esterno. Nello interno (soffra in questa presente estremità dei nostri casi schiettezza estrema) le popolari scontentezze sono gravi e molte; i rigori della Polizia a' tempi del re Giuseppe, i furori di Manhès contro il brigantaggio, le attuali persecuzioni ai Carbonari, ogni error di governo, tutti i travagli, tutte le morti di otto anni di rivoluzione risorgono nella memoria e nella vendetta della più parte del popolo.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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