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      E quando mai l'armistizio cessar dovesse, notificazione dall'una all'altra parte tre mesi avanti alle offese. Erano state insino allora occulte le pratiche; poi quegli accordi, pubblicati, apportarono al popolo vera gioia per il cessato timore di guerra, per i guadagni del commercio, per la creduta sicurezza del futuro, per le speranze di reggimento più libero suscitate dai discorsi di Gioacchino, e soprattutto per quell'impeto di sdegno che scoppiò in tutta Europa contro la Francia; giusto nei Russi, Austriaci e Prussiani, scusabile negli altri popoli di Alemagna; ingrato e stolto in Italia.
      LVIII. Intanto Gioacchino, sin dal precedente novembre, aveva mosso due legioni, preso i quartieri di Roma ed Ancona, apprestate altre schiere ed annunziato vicino il suo arrivo a Bologna: egli spinto a quei moti dal suo genio di operare e d'invadere, e dall'avvedimento di mostrarsi armato agli amici e ai contrari. Buonaparte, benché sospettoso di lui, non volendo dar motivo o pretesto al temuto abbandono, né precipitare la guerra, aveva prescritto a' suoi luogotenenti che quelle legioni fossero tenute come alleate, e nei congressi di pace i suoi ambasciatori ponevano nella bilancia delle forze cinquantamila Napoletani a pro della Francia. Ma il generale Miollis governatore di Roma, e 'l general Barbou, di Ancona, insospettiti dei Napoletani, si tenevano vigili e in armi. Ed al tempo stesso molti Italiani, o per carico ricevutone da Gioacchino, o per proprio zelo, andavano divolgando che il re di Napoli, scaltro, libero, fortemente armato, quando i nemici esterni tra loro combattessero, avrebbe promulgata e sostenuta la libertà d'Italia. Di già quei discorsi eccitavano nei meno accorti speranze e moti, allorché i trattati con l'Austria e la Inghilterra vennero ad accertare i sospetti dei Francesi, ed a spegnere le ultime ansietà di italiana indipendenza.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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