L'Italia intanto, aperta dopo dieci anni a' viaggiatori, era piena d'Inglesi e di personaggi di altre nazioni, venuti curiosi, o mandati ad esaminare lo stato de' popoli e de' governi, e sopra-tutto di Napoli, a cui gareggiavano due re. Ogni forestiero di fama o grado era ammesso alla reggia, ed ivi, per le delizie del luogo e la cortesia dei principi e le studiate blandizie de' ministri della Corte (comunque vi giungesse indifferente o nemico), pigliava affetto a Gioacchino ed alla sua causa. Ne' diporti delle cacce e delle ville era prescritto a' cortigiani abito uniforme, con segni della casa Murat, e però di domestica servitù; e frattanto i liberi e superbi Inglesi, i nobili Alemanni, i più caldi sprezzatori de' re nuovi, io ho visti, e tutti non costretti, non incitati, ornarsi di quelle vesti e menarne vanto e superbia. La regina d'Inghilterra, allora principessa di Galles, venne in Napoli e fu accolta nella reggia come si conveniva al grado di lei ed alle speranze che Gioacchino aveva poste nella politica inglese. E colei rendendo le ricevute grazie, mostravasi riverente ai sovrani del luogo.
LXXIII. Ad una di cotal feste, in Portici, negli appartamenti della regina Murat, giunse da Vienna l'annunzio, che la regina di Sicilia Carolina d'Austria era morta nel castello d'Hezendorf la sera del 7 di settembre di quell'anno 1814, così all'improvviso, che le mancarono gli aiuti dell'arte e gli argomenti di religione; perocché fu trovata morta, sola, mal seduta sopra seggiola, in posizione sforzata e terribile, con la bocca in atto di proferir parola, e la mano stesa verso il laccio di un campanello, a cui non giungeva; e sì che a vederla dicevasi che non le fosse bastata la forza e la voce a chiamar soccorso.
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